Il Festival Sabir – promosso da Arci, Caritas, A Buon Diritto, Asgi, Carta di Roma e Acli e organizzato da Arci in collaborazione con il comune di Pozzallo e con il patrocinio dell’Anci e la partenership di TGR – nasce come evento diffuso, spazio di riflessione nei luoghi simbolo delle porte d'Europa.
Dopo l'esperienza di Lampedusa, Sabir si sposta a Pozzallo, luogo di approdo ma anche ponte culturale nel bacino mediterraneo. Partendo dall'esperienza della prima edizione del Festival, tenutasi nel 2014 a Lampedusa, la seconda edizione vedrà le "alternative mediterranee" al centro di spettacoli, dibattiti, incontri internazionali e laboratori che animeranno la cittadina siciliana.

Sabir, che dà il titolo al festival, era un idioma parlato in tutti i porti del Mediterraneo dal Medioevo fino a tutto il XIX secolo. Uno strumento di comunicazione in cui confluivano parole di molte lingue del Mediterraneo e che consentiva ai marinai e ai mercanti dell’area di comunicare fra loro.

La collocazione geografica del Festival in Sicilia ha  un forte valore simbolico, perché nelle acque al largo di quest’isola sono avvenute alcune tra le più grandi stragi di migranti. Solo nel 2015  hanno perso la vita più di 3500 persone, tra cui tanti bambini. La responsabilità è in gran parte riconducibile alle scelte politiche dell’Italia e dell’Europa in materia d’immigrazione, contrarie a molti dei principi contenuti nella Carta di Nizza e nelle Costituzioni che furono scritte dopo il 1945.
La responsabilità politica diventa ancora più evidente oggi, con le decisioni europee e del governo italiano di trasformare, attraverso l’istituzione degli hotspot, i luoghi di approdo – Lampedusa, Pozzallo, Trapani, Augusta, Porto Empedocle – in luoghi di detenzione, dove le impronte digitali vengono spesso prese ricorrendo alla forza e da dove si continuano a praticare respingimenti di massa.

Il Festival manterrà la stessa formula che ha caratterizzato l'edizione 2014, che vedeva attività culturali e laboratori interattivi, musicali e teatrali alternarsi a incontri internazionali. L’obiettivo è infatti quello di confrontarsi e dare voce agli abitanti, ai migranti accolti sul territorio, ai partecipanti: le tante iniziative culturali, soprattutto i laboratori e gli spettacoli, sono infatti rivolti innanzitutto a loro.
La presenza di rappresentanti della società civile delle due rive del mediterraneo permetterà di proseguire la riflessione sulla crisi della democrazia europea nel contesto del Mediterraneo. Una crisi che intreccia sempre più le diverse emergenze sociali, dai conflitti che incendiano la regione, agli estremismi nazionali che emergono, alle urgenze ambientali, fino ai diritti culturali e alla libertà di espressione sempre più in pericolo. Nell’ambito dell’immigrazione emerge la necessità urgente di una risposta politica alle tragedie del mare e alla politica europea di gestione delle frontiere, rimettendo in discussione decisioni sempre più centrate sulla criminalizzazione e la repressione.

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