Anno 2000, 43 aprile Oggi è una giornata di immenso trionfo! In Spagna c'è un re. È stato trovato. Questo re sono io. L'ho saputo solo oggi. Confesso che, di colpo, è stato come se avessi avuto un'illuminazione. Non capisco come abbia potuto immaginarmi di essere un consigliere titolare. Come mi sia passato per il capo un pensiero così stravagante. Meno male che nessuno ha pensato allora di mettermi in manicomio. Adesso tutto è chiaro dinanzi a me. Adesso vedo tutto come sul palmo della mano. Mentre prima, io non capisco, prima tutto mi stava davanti come in una nebbia. E tutto questo, credo, avviene perché gli uomini credono che il cervello umano si trovi nella testa; nient'affatto: lo porta il vento dalla parte del Mar Caspio. Dapprima ho annunciato a Mavra chi sono io. Quando ha sentito che dinanzi a lei stava il re di Spagna, ha battuto le mani e per poco non moriva dalla paura. Stupida, lei non ha mai visto il re di Spagna. Io, tuttavia, ho cercato di tranquillizzarla e con parole affettuose ho cercato di assicurarla circa i miei sentimenti, e che non me la sarei presa se certe volte lei mi ha pulito male le scarpe. Questa infatti è plebaglia. A loro non si può parlare di argomenti elevati. Lei si è spaventata, perché è convinta che tutti i re in Spagna assomigliano a Filippo II. Ma io le ho spiegato che fra me e Filippo non c'è nessuna affinità e che io non ho nemmeno un cappuccino ... Al ministero non sono andato. Al diavolo anche quello! No, amici, adesso non mi attirate più; non mi metterò a copiare le vostre schifose carte!
86 marzobre. Fra il giorno e la notte Oggi è venuto il nostro messo perché mi presentassi al ministero, dopo che sono già più di tre settimane che non vado in ufficio. Per scherzo allora mi sono recato al ministero. Il caposezione credeva che l'avrei salutato e che mi sarei messo a scusarmi, ma io l'ho guardato con indifferenza, senza troppa ira e senza troppa benevolenza, e mi sono seduto al mio posto come se niente fosse successo. Guardavo tutto il canagliume burocratico e pensavo: se sapeste chi è che sta seduto fra voi... Signoriddio! Che parapiglia farebbero; persino il caposezione si metterebbe a farmi degli inchini fino a terra, come quelli che fa adesso dinanzi al direttore. Mi avevano messo davanti certe carte, perché ne facessi un estratto. Ma io non le ho nemmeno toccate con un dito. Dopo qualche minuto tutto s'è messo in agitazione. Dicevano che arrivava il direttore. Molti funzionari si sono messi a correre a gara per farsi notare. Ma io non mi sono mosso. Quando lui ha attraversato la nostra sezione, tutti hanno abbottonato i loro frac fino all'ultimo bottone, ma io, niente! Che cos'è un direttore? Perché devo alzarmi in piedi davanti a lui? Mai! E poi che direttore è? È un tappo, non un direttore. Un comune tappo, un semplice tappo, niente di più. Di quelli con cui si tappano le bottiglie. Più di tutto mi sono divertito quando mi hanno rifilato una carta affinché la firmassi. Loro credevano che proprio in fondo al foglio avrei scritto: impiegato tal dei tali. Cos'altro avrei potuto scrivere? E io invece, nel punto più importante, dove firma il direttore, ho vergato: «Ferdinando VIII». Bisognava vedere che reverente silenzio s'è diffuso intorno, ma io ho fatto soltanto un cenno con la mano, dicendo: «Non è necessaria alcuna manifestazione di sudditanza!» e sono uscito. Di là sono andato direttamente nell'alloggio del direttore. Il direttore non era in casa. Il lacchè non voleva lasciarmi passare, ma gli ho detto qualcosa per cui ha lasciato cadere le braccia. Mi sono inoltrato direttamente nella toilette. Lei era seduta davanti allo specchio, è balzata in piedi e ha indietreggiato. Non le ho detto tuttavia che sono il re di Spagna. Le ho detto soltanto che l'attendeva una felicità come non poteva nemmeno immaginarsi e che, nonostante gli intrighi dei nemici, le nostre vite si sarebbero unite. Non volevo dir altro e sono uscito. Oh, che perfido essere è la donna! Solamente adesso ho capito che cos'è la donna. Finora nessuno sapeva di chi essa è innamorata; io per primo l'ho scoperto. La donna è innamorata del demonio. Sì, senza scherzi. Gli scienziati scrivono stupidaggini: che la donna è questo e questo; ma lei ama unicamente il diavolo. Ecco, vedete, da un palco di prima fila punta l'occhialino. Credete che guardi quel grassone con una decorazione? Nient'affatto, guarda il diavolo che sta in piedi alle spalle del grassone. Ecco che gli si è nascosto dentro la decorazione. Ecco che le fa cenno di là con un dito! E lei lo sposerà. Lo sposerà. E tutti questi loro padri altolocati, tutti questi che strisciano da tutte le parti e si insinuano a corte, e dicono di essere patrioti e questo e quest'altro: rendite, rendite vogliono questi patrioti! Per i soldi venderebbero la madre, il padre, Dio! Ambiziosi, mercanti di Cristo! Tutto questo è ambizione e l'ambizione viene dal fatto che sotto la lingua si trova una vescichetta e in essa c'è un piccolo verme della grandezza d'una capocchia di spillo, e tutto questo lo fa un barbiere che abita sulla Gorochòvaja. Non mi ricordo come si chiama. Ma la molla principale di tutto questo è il sultano turco che paga il barbiere e vuole diffondere in tutto il mondo l'islamismo. Si dice che in Francia già una gran parte della popolazione riconosca la fede di Maometto.