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FOLCO: Ah, ecco, i libri!

TIZIANO: Tu pensa, il mio rapporto con i libri, Folco. In casa mia non c'è mai stato un libro, mai. Non c'erano libri. Però mio zio Gusmano, fratello di mio padre, faceva il rilegatore di mestiere. Per guadagnare di più lavorava “al nero”, si direbbe oggi, insomma faceva gli straordinari a casa rilegando per i signori, specie per i medici, i loro libri. Allora i primi libri che io ho visto in vita mia, i primi che ho maneggiato, erano una Storia d'Italia in dispense che a me pareva stupenda, con tutte quelle figure colorate: Muzio Scevola che mette la mano sul fuoco, Giulio Cesare ucciso, Nerone che brucia Roma. Leggevo di nascosto questi libri che mio zio, carino, mi passava ancora in dispense e che poi rilegava e metteva in mezzo a due belle copertine di cuoio. Mie grandi emozioni! Questi sono stati i primi libri che ho toccato in vita mia.

FOLCO: Ti piacquero subito?

TIZIANO: Subito. Il mio feticismo del libro è nato lì. Per questo, vedi, la nostra casa oggi come ne è piena. Allora, l'andare alla scuola media fu la liberazione, fu diventare un uomo. Non c'erano quelli che mi tiravano le pacchine. Quel tram mi univa al mondo, entravo a Firenze. Diventavo amico di questi signori. Stupenda, la biblioteca dello zio prete del Baroni! Andavamo a fare i compiti a casa sua e ogni tanto gliene fregavo qualcuno da portare a casa a leggere. Erano quei bei libri, sai, con la copertina di cuoio, con la scrittura in oro. C'eravamo io, il Gambuti e altri due che gli si faceva il dispetto di portargli via i libri. Allora lui ci perquisiva! In terza media, vuol dire che avevo quattordici anni, c'è Cremasco che gioca un ruolo determinante per me.

FOLCO: Chi è Cremasco, un professore?

TIZIANO: Il mio professore delle medie. Scrivevo dei temi di cui ora lui dice «Eh, l'ho visto fin d'allora che eri scrittore!» È quello che ha 96 anni, che mi scrive ancora e a cui poco fa ho mandato Un altro giro di giostra con una dedica che diceva «Caro Professore, se non fosse stato per Lei non avrei mai scritto questo libro». A lui debbo tutto perché lui prese la decisione importante di chiamare i miei genitori. Sai, a quei tempi, andare dal maestro... T'immagini, mia madre e mio padre che vengono chiamati dal professor Cremasco alla Scuola Media Machiavelli, nello stupendo palazzo accanto al ponte Santa Trinità, e lui che dice «Guardate, dovete fare dei sacrifici. Lo dovete mandare al ginnasio».

FOLCO: Non capisco da dove ti veniva quel grande interesse per gli studi. Nessuno in famiglia tua ci era portato. Secondo te è innato?

TIZIANO: Avrà avuto ragione mio zio, non ero figlio di mio padre. Ma sai, non veniamo mica tutti da uno stesso stampo. Ognuno ha il suo mondo e il mio era questo. Erano i tempi in cui si cominciava a leggere l'Iliade, Omero. Io adoravo tutto questo. I miei si convinsero di mandarmi al ginnasio. E lì ci fu l'episodio famoso dei primi pantaloni lunghi comprati a rate. Ci fu quest'operazione stupenda di andare da un merciaio, che era della Misericordia come mio padre, che ci vendette i miei primi pantaloni lunghi di velluto. Ogni mese mia madre tornava a pagare una rata a quel signore. Madonna, per un paio di pantaloni!

FOLCO: Avevi un solo paio di pantaloni?

TIZIANO: Be', certo. La mamma li lavava la domenica e io me li rimettevo per andare a scuola. Così era, Folco, così era. E ho fatto il ginnasio in uno dei più bei posti di Firenze, non so se te l'ho fatto vedere, in piazza Pitti. E lì ho letto Dante, il Manzoni, capito? con lo sguardo su Palazzo Pitti. Era bello! Entri in un altro mondo, questa bella lingua... Sai, la storia d'amore fra Renzo e Lucia era bellissima. L'Azzeccagarbugli, i poveri traditi dai ricchi, dai potenti, dai preti, era tutta roba che a me interessava moltissimo, mi alimentava.
 
 

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