Calendario eventi

KAROL di Slawomir Mrozek a cura di Arci ArteMiSia @Arci Porco Rosso
Giovedì, 28. Maggio 2015, 21:30

Giovedì 28 alle 21.30 ospiteremo "Karol" di Slawomir Mrozek a cura del Circolo Arci ArteMiSia, regia di Francesco Lambri con Carmelo Mulè, Marco Lombardo e Gabriele Lombardo.

KAROL
Chi è Karol? Non si sa mai. Un moderno Godot che arriva in scena quasi assente. Lo cercano per tutto lo spettacolo, non di certo per avere delle risposte o sapere il senso della vita. In scena, in questo atto unico la ricerca del Karol si compie con l’obbiettivo di farlo sparire: quasi fosse meglio non cercarlo affatto. E se si trovasse un Karol in ognuno di noi? Sarebbe la fine!!!
L’ignoranza intesa come mancanza di conoscenza, come vuoto da riempire seguendo schemi barbari familiari tramandate da generazione in generazione. Puntare il dito verso il diverso, mirare verso iel più debole: mettere a fuoco il motivo delle azioni potrebbe risolvere forse i mali del mondo. Questa lòa nostra analisi scherzosamente seria dell’atto unico di Slawomir Mrozek KAROL.

MROZEK
Slawomir Mrozek nasce a Borzecin, vicino a Cracovia, nel 1930, inizia a soli venti anni come giornalista passando poi ad autore di graffianti racconti alla fine degli anni ’50 e affiancandovi una notevole produzione come disegnatore satirico. Si impone però a livello internazionale con la sua drammaturgia che, muovendo dalla scrittura onirica e paradossale tipica della letteratura polacca che trova in Witold Gombrowicz (1904-1968) la sua massima espressione, coglie in chiave grottesca le contraddizioni della società comunista. I titoli più importanti, tra il 1962 e il ’64, sono “La polizia”, “Il tacchino” “In alto mare” e soprattutto “Tango”, scritto in Italia, considerato il suo capolavoro, vera e propria presa in giro degli opposti estremismi che già anticipava gli avvenimenti del '68. Mrozeck mette a nudo l’assurdità del mondo contemporaneo proprio attraverso i tic linguistici di formule vuote, di domande senza risposta, di automatismi, paradossi, incoerenze, citazioni, relitti di un grande naufragio culturale. Segue negli anni ’70 una fase realistica con “Emigranti” , dove l’autore ricostruisce il dramma personalmente sperimentato (è esule, dapprima in Italia, poi in Francia) di chi è lontano dalla propria terra, riuscendo a evitare il vittimismo emigré; “Il mattatoio” del ’74 e l’anno seguente “Il gobbo”, sarcastico ritratto di un'Europa "felix" di inizio secolo dove tuttavia germogliano i sensi di ogni futuro sovvertimento sociale. Negli anni ’80 i testi mostrano una tendenza al rinnovamento dello stile in senso epico, come ne “Il ritratto” , sguardo sugli anni ’50 da cui spunta il fantasma di Stalin. Sempre negli anni ‘80 dà alle stampe nuovi racconti più legati alla politica contemporanea e si trasferisce a vivere in Messico dal ’90.