Venerdì 30 Gennaio, alle 21.30, Tavola Tonda porterà in scena la shoah con "Canto dei Deportati" - Spettacolo teatrale di Giulio Bufo

La storia è ciclica. 

Noi abbiamo il dovere della “Memoria”
perché la storia siamo noi
facciamola.
Cambiamola!


“Canto dei deportati” è l'ultimo lavoro di Giulio Bufo - nel quale condivide la scena con l'attrice Maria Filograsso, che è anche la regista di questa piéce teatrale - liberamente tratto dagli articoli e dalle testimonianze raccolte nella rivista “Triangolo Rosso” dell'ANED (“Associazione Nazionale Esuli e deportati”).

Lo spettacolo è un omaggio alla resistenza partigiana ed è dedicato alle vittime dei genocidi perpetrati dai nazifascisti ma con un occhio attento ai genocidi dei giorni nostri...

In scena un incontro casuale tra un dissidente politico ed una donna, una zingara; un incontro che diventa uno scambio di confidenze, uno scendere in animi spaventati, arrabbiati, indignati e in fuga, un incontro di culture differenti, di cartoline della memoria, nell'attesa di un destino simile a quello di tanti altri.


COS’E’ IL CANTO DEI DEPORTATI?
Die Moorsoldaten, in italiano Canto Dei Deportati, è il più noto canto della Resistenza tedesca.
Nacque nel 1934 nel Campo di concentramento statale prussiano, Börgermoor-Papenburg, uno dei primi lager istituiti dal regime nazista per rinchiudervi principalmente i più pericolosi oppositori politici (socialisti, comunisti, anarchici).
I deportati del lager di Börgermoor, cui ancora era permessa qualche attività di svago, istituirono un circo-cabaret. Al circo fu quindi proposto di esibirsi sia davanti ai detenuti, sia davanti ai guardiani delle SS. Dopo grandi discussioni tra i deportati, fu deciso di accettare la proposta; uno degli argomenti fu il modo in cui dimostrare alle SS che, nonostante le durissime condizioni di vita, le privazioni e le torture cui erano sottoposti, i deportati non si erano piegati né spezzati.
Die Moorsoldaten fu eseguita per la prima volta al termine di quella rappresentazione. Il compositore della musica della canzone, Rudi Goguel, molti anni dopo, raccontò con queste parole quella prima e drammatica esecuzione della canzone: “I sedici deportati cantori, tra i quali vi erano diversi membri della Corale Operaia di Solingen, entrarono in scena con le loro divise verdi di polizia, che allora servivano da divise anche per i detenuti, e con delle vanghe sulle spalle. Io li precedetti vestito di una tuta blu, con un manico rotto di vanga a mo’ di bacchetta da direttore. Il ritornello veniva eseguito dopo ogni strofa; all’ultima strofa comparvero anche le SS coi loro comandanti, che si misero incredibilmente a cantare apertamente il ritornello assieme ai detenuti, poiché anche loro si consideravano dei ‘soldati del pantano’. Alle parole ‘…Dann ziehn die Moorsoldaten nicht mehr mit den Spaten ins Moor’, i sedici cantori piantarono le vanghe nella sabbia ed uscirono dal palco, lasciando le vanghe piantate nel terreno paludoso in modo che sembrassero le croci di un cimitero.”
Le SS non avevano evidentemente ben compreso all’inizio di che cosa davvero parlasse il canto. Già due giorni dopo, esso fu severamente proibito. Alcune copie però erano state fatte, e furono fatte uscire clandestinamente dal lager.
Tutte le brigate internazionali ne prepararono una versione nella loro lingua: in inglese (The Peat-Bog Soldiers), in francese (Le chant du marais), in italiano (Canto dei deportati) e in olandese (De moorsoldaten).

CANTO DEI DEPORTATI
Uno spettacolo di Giulio Bufo
con Giulio Bufo e Maria Filograsso
Regia Maria Filograsso

con il patrocinio dell'ANPI

Biglietto di ingresso 5 euro.