L’utopia

L’Operetta, che si dichiara osteria,
la grande stanza della via Ripamonti,
persino il bar Magenta monumentale avanzo,
sono stati presi a setaccio. Gli agenti
hanno notati i numeri delle carte:
saranno elenchi elettronici, un giorno...
I locali dei militanti
(dove si allestiscono decisioni
contatti a tasto, nell’angolo, mancando
la sede già diventata un covo,
abbandonata ai rovi...) i locali
del divertimento dei militanti
a Milano vanno in malora...
dove si mette piede? perdio, dove trovarsi?
dove udire la chiacchiera più indecente?
e criticare l’ultima analisi?
o dove far niente, rischiando?
E la strategia del capitale è chiudere
tutti i posti della gente,
anche le fabbriche, anche
le piccole trattorie, librerie...
Io mentre faccio esercizi ginnastici
sulla montagna, nel cuore dell’Adriatico,
per salvarmi dai crampi alle gambe,
sono informato della fine dell’Operetta
dai giovani compagni in passaggio. Parliamo,
come i duchi di Montefeltro guardando attorno
la prospettiva del Rinascimento: infatti,
qui si comprano case vecchie di pietre,
in apparenza cadenti: e pilastri e tetti
rimessi a cassettoni risultano
una dimora fresca fuori dai nostri tempi,
un conventino con brande, un borgo intatto
dal fienile al forno;
perché gli artisti eseguiscono ritorni
nella campagna, con Beuys infilzando lonze
(producono relative immagini
sull’atto, a buon prezzo).
Ecco il nuovo pensiero: siamo agricoli,
l’industria è stato un fantasma,
con infinito spreco di fonti...
Così la lotta proletaria passa pure,
gli operai fatti a pezzi possono tornare
globali in quanto artigiani. E i piccoli
gruppi eretici non si distingue
da quali madri-chiese derivano,
hanno i conflitti degli ordini, ma pareggiati
sono dalla necessità,
dalla circolazione dei figli sacri a mano...
Ridiamo sulla scena, sorridiamo. Si scamperà?
 
Sentenze finali sparse
 
II.
In quest’orbita sotto il livello del mare
ogni cosa perde il proprio oggettivo valore,
resta l’unica speranza di percepire denaro.
VI.
È il mondo ancora una grande cloaca,
dove chiari pensieri prendono brutte vie;
io lo conosco e ne vengo profumato anch’io.